Contro l’autonomia differenziata una mobilitazione sociale e istituzionale

Pubblichiamo ol seguente appello firmato anche dal Presidente del CDC, Prof. Massimo Villone

Un’Italia unita ed eguale in un’Europa di pace
L’Autonomia differenziata così come proposta dal progetto Calderoli
non ci farà più autonomi ma più soli. E non solo nelle regioni più
deboli, quelle meridionali, ma in tutte le regioni, esposte ad una
frammentazione politica e amministrativa che indebolirà l’Italia in
Europa, per la quale ci apprestiamo a votare.
Europa che proprio dall’emergenza sanitaria del Covid ha tratto la
convinzione, con il PNRR, di dover spingere il continente ad una
maggiore coesione, a cominciare dalla coesione nazionale di ogni
singolo Stato membro. A fronte del sostegno europeo, l’obiettivo
fondamentale assegnato all’Italia sono riforme di struttura e politiche
di coesione, che riducano il divario Nord-Sud. L’Italia è malata di
questo divario, e un’Italia malata mette a rischio sé stessa e, in caso di
default, l’Europa stessa.
Un regionalismo ulteriormente differenziato, al di là dei divari storici
strutturali, non possiamo assolutamente permettercelo. Al Sud innanzi
tutto. L’Autonomia di Calderoli se differenzia qualcosa, queste sono le
regioni e le aree deboli del Paese da mandare al macero in raccolta
differenziata, nell’illusione contraddetta da ogni analisi economica
seria che così i vagoni del Nord del treno Italia viaggeranno più spediti.
Di fatto, in assenza di reali politiche di coesione, questo ingiusto
divario si aggrava da decenni, e gli effetti in ogni classifica europea per
il Paese sono sotto gli occhi di tutti.
Al di là di ogni valutazione di merito della frammentazione ulteriore
delle competenze tra venti staterelli che ne verrebbe, frammentazione
emersa in modo più evidente e drammatico nella Sanità con il Covid,
l’ulteriore indebolimento di un centro istituzionale e coordinatore già
debole, esporrebbe il nostro Paese a un nodo politico cui
impiccherebbe il suo futuro: quale peso in Europa e nel mondo
avrebbe un presidente del Consiglio, anche eletto direttamente, che
rappresentasse una “repubblica Arlecchino”, più diseguale di oggi,
dove le poche leve di politica economica rimaste a scala nazionale
fossero controllate dai presidenti delle Regioni? Un Presidente
Arlecchino impegnato a servire due padroni, l’unità del suo Paese e la
differenziazione dei suoi interessi territoriali, è davvero quello che ci
serve?
Siamo davanti ad un tentativo di svuotare i principi di coesione tra
territori e di uguaglianza tra i cittadini fissati dalla nostra Costituzione,
manomettendo dall’interno la Carta.
Per questo invitiamo:
– tutti gli italiani alle prossime europee a non votare candidati e
partiti che non si impegnino con chiarezza contro l’autonomia
differenziata;
– le istituzioni, innanzi tutto le Regioni meridionali, e tutte le regioni
che abbiano a cuore l’unità del Paese, a predisporsi fin d’ora, in caso di
approvazione della legge Calderoli, al ricorso alla Corte costituzionale;
– le rappresentanze politiche meridionali a difendere i loro territori
senza tradirli, senza voltarsi dall’altra parte per calcoli “nazionali” di
partito, che di nazionale non hanno nulla perché la Nazione la
smontano e ne svuotano l’unitarietà dei diritti uguali e sostanziali dei
cittadini nei loro territori.
Abbiamo bisogno di una grande mobilitazione istituzionale, sociale e
civile a difesa di un’Italia più eguale, per arrivare pronti al referendum
se fosse necessario; per abrogare una legge che rischia di far tornare
l’Italia a una mera espressione geografica, poco più di una comparsa
sulla scena dell’Europa e di un mondo che la globalizzazione ha reso
più grande.
Noi abbiamo bisogno di un’Italia unita in un’Europa di pace.
Eugenio Mazzarella
Massimo Villone
Mauro Barberis
Michele Ciliberto
Paolo Corsini
Roberto Esposito
Marco Esposito
Stefano Fassina
Carlo Galli
Adriano Giannola
Piero Ignazi
Luigi Manconi
Luigi Nicolais
Mario Ricciardi
Aldo Schiavone
Marco Tarquinio
Gianfranco Viesti

Beppe Corlito